Vi riporto il testo di una mia intervista, effettuata da Mediastars, articolata in tre domande. La terza domanda è su comunicazione digitale, aziendale, brand reputation, gestione etica e sostenibilità.
Domande 3. All’interno di un mercato sempre più esigente e competitivo, l’elemento cardine per le aziende resta la reputazione, attraverso la quale sono quotidianamente sotto esame da parte dei consumatori. La sostenibilità può aggiungere personalità al brand, suscitando un interesse più marcato nelle nuove generazioni?
Grazie all’affermazione del Web come strumento di massa, ma grazie soprattutto all’affermazione dei social media nella quasi totalità della popolazione, la reputazione di una azienda non può prescindere da una presenza on line che rispecchi i propri valori di riferimento. La sostenibilità delle soluzioni e dei prodotti, la gestione etica e consapevole delle persone e delle risorse è da sempre uno dei temi che nel digitale ha trovato un canale di comunicazione consolidato e attivo. Oggi un’azienda non può omettere di comunicare on line il proprio impegno etico.
NON C’È INNOVAZIONE SENZA SOSTENIBILITÀ
Non ci può essere innovazione senza sostenibilità. Anzi, gran parte delle innovazioni che vediamo nascere oggi si riferiscono al raffinamento di precedenti soluzioni, riviste in chiave sostenibile. La cultura della gestione etica d’impresa, o Stewardship, si sta lentamente affermando anche in Italia, dopo essersi affermata principalmente nei paesi anglosassoni e scandinavi.
A fronte di un modello di sviluppo che nel passato mirava pressoché esclusivamente al profitto aziendale e allo sfruttamento di risorse, da alcuni anni si ricerca invece di riequilibrare questo comportamento ponendo attenzione (sia nelle aziende di maggiori dimensioni, sia in quelle più ridotte) alla gestione della terra, delle foreste, dell’acqua, dell’aria, delle risorse e dell’ambiente, oltre naturalmente al rispetto delle persone e dei lavoratori.
L’UTENTE DIGITALE È ATTENTO ALL’EQUILIBRIO E AL RISPETTO
Il tema dell’equilibrio e del rispetto diventa uno dei messaggi fondamentali nella proposizione di valori aziendali. Nel contesto digitale, l’utente ha già mostrato di avere elevatissima sensibilità a questo tema.
Si pensi, rimanendo solo ai mesi più recenti, alla campagna contro l’uso dell’olio di palma nei prodotti alimentari, che negli ultimi mesi ha trovato una eco clamorosa su Web e social media, non solo per ribadire e condannare la bassa qualità nutrizionale dell’olio di palma, ma anche per sostenere la lotta contro la deforestazione dei grandi spazi per ottenere quella materia prima. L’impatto della protesta è stato così esteso e corale da indurre ogni azienda alimentare a rivedere le proprie responsabilità sul tema. E a decidere di non usare più olio di palma. E di scrivere ben chiaro sull’etichetta che non si usa olio di palma. Chi non l’ha fatto, e sostiene tuttora di usare con convinzione olio di palma, è alla berlina e sperimenta consistenti cali di vendita sui propri prodotti.
RIPENSARE IN CHIAVE SOSTENIBILE I PROPRI CICLI AZIENDALI
È vero che manipolando la comunicazione è comunque possibile presentare perfino una piattaforma petrolifera come un luogo verdeggiante, ecologico e bio; tuttavia, oggi non c’è scampo per chi mostra un volto artefatto della propria tensione sostenibile-ecologico-ambientale. Venire accusati o smascherati di poca sensibilità alla sostenibilità è un vero incubo per le aziende. Per questa ragione, praticamente tutte le aziende più attente ormai hanno inteso che è molto meglio ripensare per quanto possibile in chiave sostenibile al proprio ciclo di approvvigionamento, produzione e offerta.
Peraltro, introducendo in azienda e comunicando all’esterno la propria attenzione ad una gestione etica d’impresa, si ottengono effetti benefici a cascata, in quanto gli utenti e i consumatori finali sono molto più disponibili ad ascoltare l’offerta di chi presenta la propria proposta entro un quadro di rispetto, sostenibilità e equilibrio. Non sarà nemmeno più così necessario ricorrere a mille tecniche per convincere clienti incerti.
La risposta quindi è sì. Gli utenti digitali sono più che pronti a considerare la reale tensione etica di un prodotto o servizio; anzi, la esigono. La stewardship in azienda è un valore che, una volta implementato, sarà necessario comunicare al proprio target; e certamente la capacità di raccontare la propria tensione etica condizionerà l’andamento complessivo dell’azienda.
Alberto Pozzi, Web Manager, progetta e sviluppa soluzioni web e progetti digitali per aziende. Si occupa di strategia digitale, web project management, siti responsivi, social media, progetti SEO, eCommerce, content management.